L’odore molesto è un problema particolarmente sentito dalle persone a causa del forte disagio che può creare. Un disagio che può dare origine, nei casi più gravi, a malessere e disturbi.
Ma che cos’è l’odore e quando si considera molesto?
In generale l’odore viene definito come “la sensazione prodotta dal contatto tra le molecole emanate da una sostanza e i recettori dell’olfatto”.
Tuttavia la percezione dell’odore può essere molto soggettiva in quanto la risposta ad uno stimolo odorigeno dipende da diversi fattori:
Chiaramente la soglia di attenzione e quindi la percezione di fastidio aumentano in presenza di odori considerati sgradevoli.
Le fonti di odore molesto possono essere le più disparate (allevamenti, impianti di compostaggio, discariche, impianti di depurazione, etc..) e spesso è difficile individuare la causa scatenante, soprattutto nel caso di realtà produttive complesse.
Di seguito cerchiamo di riassumere in tre punti quello che c’è da sapere in materia di emissioni odorigene.
Il fenomeno di inquinamento odorigeno è molto difficoltoso da gestire, non solo per l’elevata soggettività della percezione dello stimolo, ma anche per altri motivi quali:
Attualmente la disciplina che permette di caratterizzare le emissioni odorigene in termini di concentrazione di odore è l’olfattometria dinamica la quale prevede, secondo la norma UNI EN 13725:2004 e mediante un panel di persone adeguatamente selezionate, di determinare la soglia di rivelabilità di odore secondo una serie di procedure che permettono di oggettivare la misura.
Ne parliamo più dettagliatamente in questo articolo, ma in generale va evidenziato che gli odori sono soggetti a controllo e regolamentazione in diversi paesi, il che rende sempre più necessario lo sviluppo di specifiche tecniche per la quantificazione degli impatti odorigeni.
La standardizzazione della metodica ha migliorato accuratezza e ripetibilità dei risultati, limitando gli effetti della variabilità dell’olfatto umano fra soggetti diversi.
Inoltre i risultati che si ottengono con l’olfattometria dinamica possono essere utilizzati come dati di input per l’applicazione di specifici modelli di dispersione per la valutazione della ricaduta degli odori sul territorio.
Il terzo aspetto da considerare in una logica di corretta analisi e segnalazione degli odori molesti è quello del monitoraggio del territorio. La sinergia fra aziende, cittadini, Amministrazioni Pubbliche e Enti di controllo è di fondamentale importanza in questo senso.
Le campagne di rilevamento su territori caratterizzati da inquinamento odorigeno avviate recentemente da alcuni Comuni, si sono rivelate estremamente utili per comprendere le cause del fenomeno e correggerle in modo strutturale.
Nella pratica i cittadini segnalano la presenza di una molestia olfattiva al Sindaco il quale fa eseguire indagini, compresa, se tecnicamente fondata, l’esecuzione di campionamenti alle emissioni finalizzati alle verifiche analitiche di tipo chimico per identificare, se possibile, alcuni componenti dell’odore molesto.
Per facilitare l’interpretazione della situazione da parte degli organi tecnici, è importante che il reclamante fornisca le più dettagliate indicazioni in modo da poter indirizzare le indagini e quantificare il disturbo. Di solito gli odori sono più avvertibili alla mattina e all’imbrunire, per motivi meteoclimatici (inversione termica); è possibile, peraltro, nel caso di aziende, che siano legati solo a determinate lavorazioni, effettuate discontinuamente.
Le campagne di rilevamento possono avere durata variabile (in genere 6-12 mesi) e prevedono le seguenti fasi:
Questi metodi di rilevamento che uniscono approccio tecnico e scientifico, consentono di classificare, monitorare e gestire al meglio le emissioni odorigene sul territorio, riducendo i contenziosi che possono nascere fra le parti coinvolte.